Pescasseroli
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Pescasseroli è un comune italiano di 2.204 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo.
Ubicata in una conca a quota 1167m s.l.m. nel cuore dei Monti Marsicani, ad est dello spartiacque appenninico, il territorio comunale appartiene alla Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinque Miglia ed è il centro principale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise di cui è anche la sede amministrativa centrale.
È sede anche dell'omonima stazione sciistica posta a pochi chilometri dal centro abitato lungo le pendici del Monte delle Vitelle (1966 m).
Storia
Età medievale
Dominio della famiglia Borrello (XI secolo), Pescasseroli passò come "suffeudo" ai di Sangro. Da questi, dopo la caduta degli svevi, giunse, per via femminile, ai d'Aquino. Nel 1349, quando Adenolfo II d'Aquino perì, con tutta la famiglia, sotto le rovine del castello di Alvito, andò al ramo dei conti di Loreto. Nel 1461, la baronia di Pescasseroli fu ereditata da Antonella d'Aquino, marchesa di Pescara.
Alla fine del XVI secolo, il feudo fu venduto a Giovan Giacomo di Sangro, che morì nel 1607. Messo all'asta, si registrò da questo punto fino all'inizio del XVIII secolo una lunga successione di diversi possessori, finché nel 1705, per il prezzo di 15.770 ducati, fu acquistato dai Massa di Sorrento, che furono gli ultimi baroni di Pescasseroli, (famiglia che ha assunto nel 1947 il solo cognome Giustiniani) prima dell'affacciarsi della nuova borghesia ottocentesca, nel caso specifico esemplificata dalla famiglia Sipari.[3]
Età Moderna
Il Discorso di Croce (1910)
Poco dopo la nomina di senatore del Regno, ed ormai quarantaquattrenne, Benedetto Croce tornò per la prima volta dalla nascita a Pescasseroli nell'agosto del 1910. Il 21 agosto di quell'anno, dal balcone di Palazzo Sipari, pronunciò un discorso, più noto come Discorso di Pescasseroli[4], nel quale salutò i propri concittadini, rammaricandosi per non essere tornato prima. La ragione di ciò era dal filosofo individuata nel timore (utilizzò anche il termine "fantasma") di disperdere le belle immagini che del borgo marsicano si era fatto, come in un sogno, attraverso i tanti racconti che, quando era piccolo, aveva udito dalla madre (Luisa Sipari).
Aveva dunque paura che il sogno non corrispondesse alla realtà. Questa, tuttavia, era migliore del sogno, tanto che Pescasseroli gli parve «più bella, più ampia, più gaia» e persino «più civile» di come l'aveva vagheggiata. Belle parole, quelle di Croce, che si conclusero anche con una sorta di profezia, secondo la quale il nome del suo paese natale sarebbe diventato in pochi anni «familiare a tutti», perché a Pescasseroli sarebbero arrivati «da ogni parte, i villeggianti e gli escursionisti».
Nel riconoscergli quell'antiveggenza che soltanto i grandi uomini possono vantare, non va trascurato che una parte della fama del borgo altosangrino sia dovuta anche all'opera dello stesso filosofo, che presentò, da ministro della Pubblica Istruzione, il disegno di legge Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico (approvato poi con la Legge 778 del 1922), primo fondamento legislativo dei parchi nazionali italiani[5], e che scrisse la monografia di Pescasseroli, più tardi collocata in appendice alla prestigiosa Storia del Regno di Napoli.
In seguito a quella visita, Croce donò al Comune il manoscritto della Logica, che, dedicata ai suoi genitori, era uscita nel 1909.
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